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Dubbi 15 gennaio 2008 Sentir parlare di potersi-doversi identificare nel proprio essere interiore ed immortale può dare adito a dubbi e generare perplessità, ansietà. Se da un lato si può essere attratti dall'altro si teme perdita di identità; la perdita di possesso della propria volontà. Si teme di poter restare intrappolati in qualche strano meccanismo che priva della libertà. Non solo non è così, ma è vero l'esatto contrario di quel che si teme. Succede che si diventa diversi. E nel si diventa c'è la trasformazione, il cambiamento. Per capire chi si diventa bisogna considerare cosa avviene; come e perché. Non basta soffermarsi alle apparenze, per capire bisogna indagare. Anche per evitare di restare irretiti in preconcetti che oltre a risultare fuorvianti possono addirittura essere di impedimento perché instillano paure. Si cambia identità in maniera funzionale e proporzionale a chi si diventa. Senza che ci sia alcun plagio né dover cedere il proprio potere a terze parti dovendo poi sottostare ed eseguire quel che non si condivide e forse anche non si comprende. Si è sempre perfettamente in linea con il proprio essere. Che (è vero) è diverso rispetto a prima, ma semplicemente perché si è diventati diversi. Diventare vuol dire essere. Essere il se stesso che si riesce a concepire di essere. Né potrebbe essere diversamente, perché viceversa si sarebbe una marionetta. Morire a se stessi psicologicamente, perché di questi tipo di morte si tratta, permette di diventare un nuovo essere. Morire a se stessi psicologicamente, se attuato, implica non avere più la forma mentis che in precedenza caratterizzava (in quanto uomo che ad una nascita sa che deve corrispondere una futura morte). Ma significa anche non avere più pensieri. Non avere più pensieri che si affollano a proporre quesiti ed incertezze, sofferenze e paure. Così come non rincorrere esaltazioni e gioie che non permangono. Significa aver fatto sorgere in sé la Pace; come stato d'essere naturale e costante, che rende imperturbabili. Una rinascita nell'anima. Rinascere nell'anima però da caratteristiche diverse, rende immortale perché si acquisisce consapevolezza in ciò che l'anima è: immortale. Pur avendo pari consapevolezza che il fisico, il proprio corpo, è destinato a morire; a trasformarsi e a ritornare quindi agli elementi che lo avevano prodotto. Questa rinascita in Terra implica evidentemente una netta e radicale trasformazione in chi per questo diventa un uomo nuovo. Diventa chi sicuramente ha un ruolo nella nuova realtà che sempre più va emergendo e sempre meglio risulterà evidente. Il fatto poi che l'uomo nuovo sia un essere diverso rispetto a prima è del tutto naturale: lo è diventato in virtù ed in funzione di chi era. Lo è diventato in base al lavoro fatto per potere rinascere in se stesso dovendosi annullare nelle sue convinzioni per consentire l'emergere di chi è nel (suo stesso) profondo (in uno stato d'essere non percepito perché non concepito). Chi si è nel profondo di sé (e quindi l'essere che si ipotizza non muoia perché già vivo in un piano dell'esistenza che lo consente e che sfugge perché oltre le proprie capacità) può essere solo una ipotesi, addirittura irrealizzabile. O realtà se la si constata. Per far sì che in se stessi possa diventare realtà allora bisogna cimentarsi nell'opera di riconoscimento (prima) ed identificazione (poi) in chi si é; nell'anima che non muore. Però diventandolo. Nessuno è costretto a diventare chi non vuole essere, ma il punto è proprio questo. Verificare cosa si vuole.
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