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Veglia e sonno

15 ottobre 2007



Veglia e sonno, due stati di coscienza diversi. In uno la vigilità è più o meno attiva, nell'atro il sonno più o meno profondo. Entrambi però tendenti verso uno stato di coscienza unificato.
Così come c'è propensione a volere penetrare nel regno dei sogni, parimenti esiste il desiderio a potere presenziare dove la fisicità offre strumenti per realizzare progetti. Quando così non sembra non si tiene conto di come questi mondi comunicano tra di loro. E quando avviene si etichetta il tutto come paranormale o trascendenza.

Già il fatto stesso di pensare è spingersi oltre la fisicità per cogliere ciò che si trova altrove. Anche se non c'è un posto ben preciso dove avviene questa ricerca e tirare in ballo la memoria non giustifica né chiarisce le intuizioni e le novità che puntualmente compaiono nella vigilità.
Abituati a questo stato di cose non ci si riflette. Però è ovvio che la coscienza di normale veglia diventa un po' diversa quando accoglie ciò che, attratto in qualche modo, si propone alla sua attenzione.
La coscienza per accogliere ha bisogno di estraniarsi, e cioè di essere distratta dalla normalità in cui generalmente vaga solo perché non riesce a concentrarsi su qualcosa di specifico. Ha bisogno di un vuoto mentale, assenza momentanea di pensieri che consente l'ingresso a ciò che ha bisogno di “tale ambiente” per manifestarsi; ingresso nella fisicità (quella che l'uomo rappresenta) di una energia più sottile attraverso un ambiente neutro che lo consente, il vuoto mentale.

Evidente comunque che se ciò avviene, e se cioè avviene che qualcosa colpisca la coscienza attraverso l'intuizione, vuol dire che esiste un “luogo” da dove proviene.
E non solo. Questo qualcosa deve presentarsi al momento opportuno, e cioè quando la coscienza si trova nella condizione atta a recepire; oltre la normalità che abbandona quando involontariamente si immette in uno spazio tempo unificato per mancanza di attenzione specifica verso qualcosa; o quando dormendo ciò avviene naturalmente perché si disattivano i sensori della percezione fisica che immettono in un'altra condizione slegata dalla fisicità e pertanto non percepibile perché non del tutto intuibile. Una condizione insomma dove si dorme ancora. Anche se la vita è manifesta in modo diverso, pur se considerata sogno.

Il mondo dei sogni, realtà che attiene a qualcosa di energeticamente più sottile rispetto alla conosciuta fisicità, mondo che crea le condizioni affinché la vita fisica evolva e si manifesti. Qui viene immagazzinato ciò che occorre per espletare funzioni e necessità di ordine pratico. Considerare questo mondo come astratto e di fantasia rende problematico l'inserimento in questa condizione che, non padroneggiata, slega la realtà fisica da quella onirica quando di fatto due tipi di coscienza: quella di veglia e quella di sonno. Entrambe vere ma condizioni dell'anima e non dell'uomo.
Chi ha infatti la situazione sotto controllo è l'anima, sempre vigile in entrambe le condizioni, pur se in modo neutro per permettere che le esperienze sortiscano risultati.
Quando però si riesce a generare un contatto tra le due, e cioè quando per qualche motivo la vigilità umana entra nello spazio tempo neutro, quello della anima, ecco che avviene un travaso che consente di attingere il necessario in forma vigile con conseguente ricordo.

Il punto importante è questa zona neutra, individuarla e come fare ad entrare per possibilmente permanervi.
Pensare che sia qualche tipo di non vita è dovuto alla mancanza di concezione della vita a livello essenziale, quando cioè non c'è bisogno dei contrapposti per creare equilibrio nella dinamicità. E questa è una barriera energetica che si supera non con la forza di volontà o l'attenzione ma attraverso un graduale abbandono di ciò che lega alla fisicità in genere a favore di una presa di coscienza di essere vivi, già vivi anche e contemporaneamente, dove la vita è manifesta a livello essenziale, oltre il sonno e la veglia.
Se la veglia è concepibile, il sonno funge da compensazione. E anche se ciò è intuibile manca la coscienza, la capacità unificatrice, perché tutto ciò non avviene a livello inconscio e casuale ma coerente e programmato. Un programma che esula dalle competenze ordinarie perché stratificato, complesso ed essenziale ad ogni livello pur tenendo conto del livello stesso in cui avvengono le manifestazioni.

Evidente quindi che se si individuano correttamente i passaggi è possibile comunicare con altre parti di sé fino ad arrivare all'anima, la matrice che emanando assorbe in un suo quasi non tempo se paragonato a quello conosciuto, ma pur sempre tempo anche se essenziale ed istantaneo perché mai slegato dalla totalità; dall'azione unica che tutto regola costruendo dinamicità ad hoc per ogni tipo di coscienza nella di lei realtà. Realtà come dimensioni di permanenza ed apprendimento se viste con occhi di chi vi risiede; di relativa permanenza attinente alla esperienza se considerate come un modo per istruire nella conoscenza da parte di chi, attraverso vari innesti, tende a profondere giusta coscienza alla materia affinché concepisca vita ed eternità.

Il passaggio importante comunque resta quello di concepire che tra chi si è quando si è un uomo e chi veramente si è, l'anima che immette vita per realizzare ogni realtà, c'è tutta una serie di profondità da concepire ed attraversare nelle quali si è dormienti fino a che tramite il risveglio non si entra in contatto con le stesse. Ma quando ciò avviene vuol dire che da parte di chi non è presente nella realtà fisica umana (perché risiede proprio in quelle dimensioni in cui l'uomo è ancora addormentato) c'è parimenti presa di coscienza che c'è un mondo fisico da esplorare; mettendo a disposizione le proprie capacità per cimentarsi in esperienze idonee a fornire strumenti e conoscenza a chi non ha ancora raggiunto un certo tipo di capacità.
Quasi a dire che il più profondo (paragonabile al futuro ancora da concepire) viene in soccorso del passato per svegliarsi anch'esso in una realtà ipotizzata ma non ancora constatata perché patrimonio della unicità. Quella azione unica che ancora sfugge sia all'uomo sia a tutte quelle parti che risiedono dove il sonno è profondo e che devono svegliarsi al di qua del velo, dove l'uomo risiede, per fondendosi diventare una realtà unica capace di mettersi al servizio di chi in questo modo rende la vita edotta delle sue possibili capacità.


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