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Gioa

30 luglio 2007



Bisogna cambiare mentalità abbandonando gli schemi legati a paura e bisogno che generano dipendenza e condizionano. Bisogna rendersi conto che la realtà così come condiziona può a sua volta subire condizionamenti che allineano verso profondità dell'essere in cui la vita è gioia continua senza interruzione.

Parlare della gioia e rendersi conto di non conoscerla, se non per qualche effimero ricordo legato all'attimo che ne fa intravedere il senso che appaga la coscienza, rende difficile un concetto che non può esprimere ciò di cui è pregno se non si prova la sensazione che ne fa cogliere l'essenza.

Il senso della vita basato sulla gioia è pienezza in condivisione; perché per esserne pregni bisogna lasciar fluire lo stesso sentimento che, a mò di flusso magico, irrora rendendo ciò che incontra omogeneo al suo stato.

La gioia ha dei presupposti che le danno capacità. La pace per prima, indispensabile per far sì che la gioia possa essere quel sentimento di pienezza che decanta il Divino Amore; senza la pace interiore non c'è l'ascolto e quindi (non c'è) la comprensione di chi si è. La luce, la visione sempre chiara che genera conoscenza ed offre capacità. La libertà, l'essere liberi dagli attaccamenti, cosa che quando manca impedisce di essere in linea col flusso che decanta l'eternità.

Eternità, non tempo infinito ma attimo presente, sempre, che tutto contiene mentre da. Ed è proprio l'eternità a dettare le condizioni che la realtà esprime come facenti parte di sé. Un sé però che sta in
profondità; anima del mondo che anima la realtà distribuendo esattamente ciò di cui ogni cosa ha necessità mentre percorre i sentieri della vita che la portano a scoprire qual'è la sua vera identità. Fino ad identificarsi in ciò che così diventa vera realtà: l'eternità.

Gioia di vivere, senso nascosto della vita che quando emerge rende l'attore regista della sua realtà indissolubilmente legata alla eternità; l'attimo presente che già ora è qua.

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