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Frequenze animiche 24 agosto 2007 Adeguare se stessi alla propria conformazione animica mutando frequenza è una condizione possibile. Basta saperlo fare. Le frequenze dell'anima hanno caratteristiche particolari. Stazionano in dimensioni diverse da quelle fisiche e si propagano come suono concentrato che emette vibrazioni. Queste vibrazioni accordano al loro ritmo chi le capta ed allineano alle dimensioni cui fanno riferimento. Dimensioni percepibili solo e quando si è nella condizione ottimale per poterle captare. Queste dimensioni, interiori, hanno una struttura funzionale a ciò che per esse corrisponde alla vita, un tipo di vita dalle caratteristiche totalmente diverse da quella organica e molecolare. Una condizione ottimale per poter recepire queste vibrazioni è l'apertura. Cosa che si crea in maniera automatica durante un processo traumatico o per forti emozioni; oppure in maniera voluta ma spontanea quando si sa generare l'assonanza che apre il circuito che immette in quelle date frequenze. Aprire il circuito. Rendersi idonei a vibrare nel modo in cui è naturale posizionarsi sulle frequenze animiche. Vibrare in funzione di assenza di pensieri. Vibrazione che scatta automaticamente allorché la pace interiore consente di essere neutri; né identificati nei pensieri, né osservatori degli stessi. Non riuscire a realizzare questa condizione è normale, perché per la propria conformazione è normale essere su frequenze adatte ad un corpo fisico e ad una coscienza che deve ancora cogliere il senso della vita basato sulla immortalità. Riuscirci però rappresenta lo scopo della vita stessa, quel passaggio che, se fatto in modo vigile apre la porta e permette di oltrepassare la barriera, se fatto in modo inconscio corrisponde a morte (il modo traumatico o le forti emozioni non sono una maniera vigile di oltrepassare il limite; lasciano il ricordo ma non tracciano la via). In effetti si tratta di fermarsi e trasferirsi “dove” proprio il fermo (a livello di pensiero) consente di essere. Non è difficile ma va sperimentato. Perché solo così si comprende il senso della percezione animica. E cioè chi si è nel momento in cui si “abbandona” la sicurezza fisica per entrare in un nuovo mondo dove la realtà va sperimentata in maniera diversa, con i dovuti accorgimenti ed in maniera graduale. Facendo sì che gradualmente venga fuori un vero e proprio stato che consente di essere vigilmente presenti sia a livello fisico sia a livello animico. Il livello animico non va visto come un luogo, o peggio come una dimensione unica. Esiste a varie profondità, ognuna propedeutica di una maggiore concezione percezione della vita in funzione della eternità. Anche perché, se si riesce ad entrare in modo stabile in queste frequenze, ciò vuol dire che si è ben concepita l'immortalità; non a livello di concetto ma in quanto sperimentata realtà. La coscienza umana è proiettata e predisposta verso questo tipo di realtà. Si tratta di procedere verso la sperimentazione volontaria per prendere confidenza e familiarità con ciò che in fondo è un passaggio del tutto naturale (anche se avviene a livello inconscio). Bisogna fare in modo che avvenga in modo lucido così che, avendone ricordo, scompaia l'inconscio. Per farlo è sufficiente provarci sapendo che è possibile; sapendo che non è un salto nel vuoto ma un passaggio di condizione che consente di essere presenti dove si è già vivi e non lo si sa. La percezione va dove la coscienza indirizza. Sapendo che non c'è bisogno di morire per entrare dove il corpo fisico non è necessario, si può ben provare a farlo. Offrendo una grande opportunità al corpo, a quella fisicità che sempre si “deve” abbandonare quando ci si sposta. Se il passaggio avviene in piena vigilità senza impedire al corpo di presenziare, anche il corpo acquisisce e trattiene un ricordo a lui utile per la sua evoluzione. Evoluzione legata all'essere che lo porta a realizzare questa sua grande ed importante (anche se naturale) potenzialità. La conoscenza è un riferimento per tutti, anche per il corpo che se conosce può osare e progredire diventando supporto adatto per chi riesce a non lasciarlo fuori dalla sua realtà ritenendolo uno strumento e basta; un vestito non più buono. Un vestito però ha in sé la possibilità capacità della trasformazione in una nuova sintesi. È un fatto di vibrazione. E ci sono vibrazioni che consentono tutto questo, quelle animiche. |
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