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Evocare se stessi

14 novembre 2007



Non si può prescindere dalla vita terrena. A nulla vale crearsi mondi immaginifici rifugio per le proprie delusioni. Così come non serve rigettare la realtà che viene incontro a favore di un mondo che si pensa possibile ma che non è di aiuto nella quotidianità (che in quanto uomo si deve affrontare e vivere). Bisogna reagire. E casomai permettere che avvenga, ma in terra, la fusione che rende l'uomo capace di ogni sua azione.


Questa trasformazione, possibile in quanto potenzialità umana, fa sì che l'uomo diventi regista ed attore della sua propria vita. Nel senso che, divenendo egli capace di assolvere pienamente ogni obbligo inerente la propria vita sociale (e quindi senza rinunciare alla sua normale esistenza a favore di un misticismo che isolando evita che si affronti ciò che la carne reclama e la vita impone), può anche e contemporaneamente dedicarsi a ciò per cui è naturale che la sua parte più profonda venga a presenziare nella quotidianità.
E non si tratta di rinunciare ma di essere; di rendersi capaci che avvenga quella trasformazione attraverso la quale l'uomo può dimostrare che la reincarnazione avviene in terra dove volontariamente decide di ascendere a ciò che è nel suo profondo “costringendo” l'essenza a manifestarsi nella carne.


Va da se che tutto questo implica un processo di trasformazione e sintesi per adeguare se stessi a nuove particolarità utili se non addirittura indispensabili a chi evocato appare.


Evocare se stessi, chi si è in uno stato più profondo della esistenza e quindi della coscienza, non è un atto mentale (nel senso che basta chiedere per essere), è un processo lungo e doloroso. Bisogna attuare rinunce e ripulire da tutto ciò che è di intralcio. Praticamente una conquista continua perché poco per volta si diventa chi non si pensava di essere.
Se tutto avvenisse per magia non esisterebbe lo scopo del processo stesso, a meno di non volere denominare magico il cammino relativo alla trasformazione reincarnativa.


In pratica non bisogna spostarsi da nessuna parte ma trovare, riconoscere ed essere chi partorendo questa esperienza terrena come uomo ha impostato le coordinate su come e dove condurla; proprio nella attesa del ricongiungimento.
Ma se questo è lo scopo, incerto è il suo realizzo: riguarda l'uomo (in quanto essere incarnato e quindi autonomo nelle sue scelte), se comprende che c'è uno scopo più sottile da realizzare, se vuole farlo, e se vi riesce. Perché volere non basta, bisogna aprirsi per accogliere e diventare.




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