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Connessione diretta 24 aprile 2007 La speciale condizione che si genera quando ci si accorge di essere in connessione diretta col proprio essere più profondo, con ciò che prima poteva sembrare frutto della propria fantasia o di recondite speranze, apre ad un mondo che sempre più diventa consistente man mano che se ne percorrono le vie. Essere pronti a questo è quanto mai importante; indispensabile se si pensa che è il fine per cui si opera quando si decide di percorrere il cammino della conoscenza di chi si è. Se applicandosi in un lavoro è naturale che dopo un certo impegno debbano esserci dei risultati, altrettanto lo è in campo sottile. Solo che questi, i risultati, non sono evidenti fin tanto che non ce ne si rende conto. Anche perché fanno parte di un mondo del quale non si è abituati a vederne la consistenza. Una trama energetica è un sentiero sottile e chi lo percorre va a far parte di un progetto elaborato al fine di costituire lavoro che deve dare dei risultati. Quando questi mancano ciò vuol dire o che non si è lavorato veramente oppure più semplicemente che la consistenza dei risultati non è ancora evidente. Una condizione diventa però speciale quando, dopo aver lavorato molto per conseguirla, prende consistenza; anche se, poiché molto particolare perché al di fuori dei canoni conosciuti, non è detto che risulti immediatamente evidente pur essendo già in essere. Quando sembra che i riferimenti cessino non è un dato negativo, anzi. Sono barriere che non si frappongono più tra ciò che ci si crede di essere e chi si è realmente. Naturalmente questo aspetto, molto ma molto delicato, genera interrogativi a non finire alla coscienza in cammino fino a che non si deve arrendere all'evidenza dovendo riconoscere in sé operativi schemi diversi, superiori per intensità e capacità, mai considerati e che sono propri di un essere diverso, il proprio essere più profondo; chi, con esperienza diversa, è capace di percorrere un cammino che conosce molto bene perché consolidato nel suo essere. Ed il punto è questo: non essendo ancora consapevoli del proprio vero essere che sta già operando ci si limita ad agitarsi in quanto coscienza che si interroga. La differenza è sostanziale. La coscienza è nel dubbio mentre agisce, la consapevolezza è l'azione stessa che si porta avanti con capacità tali da non esservi bisogno di nessun interrogativo. In defintiva ciò per cui si opera è la costruzione di un nuovo mondo che dia ospitalità e sicurezza a quanti, in loro coscienza, vorranno andare a farne parte. Ovvio che esistono già gli schemi portanti. Non si sta lavorando per costruire un progetto ma per eseguirlo; anche se il punto è la mancanza di conoscenza di ciò che sotto il naso non viene ancora colto. Ma appare, perché c'è già.
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