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Padroni del tempo 4 giugno 2006
Il significato del tempo è racchiuso in un concetto accessibile solo a chi è capace di perforare la cortina energetica che lo separa da una realtà diversa e che genera l’invisibile. Questa cortina è necessaria alla forma fisica perché la isola da interferenze che non sarebbe in grado di reggere poiché non ancora predisposta a questo tipo di apprendimento. Preservare la forma ha un significato ben preciso. Bisogna fare in modo che acquisisca il necessario apprendimento che le consenta di concepirsi in quanto essere, con una coscienza propria così da accedere in maniera autonoma ed automatica in un piano omogeneo di sviluppo; un campo unificato in cui è possibile il rapporto vibratorio per comunicare informazioni che vengono decodificate in base al bisogno dei vari componenti il campo stesso. In questo modo la forma fisica può funzionare in maniera autonoma (rispetto all’uomo inteso nella sua struttura più complessa sensibile alle emozioni) pur restando perfettamente in linea con quanto l’essere emozionale o psichico può manifestare. Reagendo infatti in funzione del loro grado di decodifica, i vari componenti il campo unificato trovano stabilità nell’unità che il campo stesso esprime come vibrazione concepibile a diverse intensità (simultaneamente presenti però nei vari gradi dell’essere che il campo manifesta). Così un campo unificato non solo disegna un iter, ma assegna compiti in linea alle capacità; ed è lui stesso in sintonia con gradi più profondi della esistenza dove la vibrazione che percepisce è azione espressa per dare informazioni necessarie ai vari campi di modo che l’equilibrio non sia stasi ma dinamismo che esprimendosi come movimento genera energia; l’energia necessaria a poter essere quel che si è nel momento stesso in cui si è. Ora si tratta di sincronizzare la sensibilità tarandola in maniera tale da avere libero accesso all’interno del campo unificato senza restare vincolati nella gabbia energetica che la forma genera per sopravvivere quando ancora non ha compreso che è sufficiente essere per vivere sempre: sempre e comunque. Il rapporto tra forma (intesa come corpo) e coscienza (intesa come io pensante) anziché essere regolato in modo dinamico (nel senso che il corpo si trova subordinato alla coscienza) diviene paritetico. La stessa informazione viene ad essere contemporaneamente lavorata ed elaborata a seconda delle capacità intrinseche al proprio essere; senza pregiudizio per l’azione in quanto il campo unificato in cui si opera non risente del tempo (in modo che lo stesso possa variare la funzionalità essendo il tempo uno stato d’essere e non una funzione associata ad un processo). Il tempo, anziché essere un regolatore di energia, viene vissuto come conduttore stabilizzante l’energia perché integrato nella vibrazione che modella il campo unificato. Una specie di vettore da utilizzare integrandovisi quando occorre perché capacità implicita alla vibrazione che modella l’energia dandole stabilità. Integrare il tempo in se stessi è cosa diversa dall’interagire. Rappresenta una capacità e non una semplice possibilità. Padroni del tempo si diventa quando si è maturi per apprendere certa “tecnologia”. Per farne buon uso; e non nella intenzione, ma perché connaturale ad un certo stato d’essere. Essere centrati (come stato d’essere) nel flusso unificatore è garanzia che l'azione è sempre in linea con ciò che il flusso stesso vuole mantenere. Rendersi padroni del tempo è del resto prerogativa indispensabile per potere viaggiare senza risentire dei rischi connessi agli spostamenti. Viaggiare nello spazio, se si è padroni del tempo, implica modi e tecniche in linea con tale capacità. La gravità da superare non offre le stesse resistenze di quella fisica; venendo meno infatti il dinamismo lineare imposto dal tempo (nella sua esecuzione perché necessita di una coscienza che per progredire deve svilupparsi dove la forma ha connotati stabili definiti corpi fisici) e subentrando invece il momento sempre presente, avviene che la forma si trasforma: deve farlo per reggere il passo con chi, fuori dal tempo, non può dipendere da un corpo che per rigenerarsi segue il ritmo della alternanza per scoprire chi è. Anche il corpo ha necessità di crescere e modificarsi modellandosi in funzione della stabilità e non come alternanza tra corpo fisico e corpo eterico a seconda della dimensione in cui opera la coscienza. E questo può e deve servire come spunto di riflessione su quanto l’uomo si sia fossilizzato nel solo fisico non sviluppando le capacità che gli sarebbero derivate se fosse riuscito ad operare in una condizione (quella eterica) dove il tempo ha già valori e significati diversi; dormendo infatti (e non riuscendo ad essere sveglio in tale dimensione condizione) egli non è riuscito a capacitarsi di evidenze che gli tornerebbero molto utili proprio ora, nel momento attuale. Poiché ora è il flusso a dirigere l’azione complessiva imponendo un ritmo di stabilità, è evidente che le cose cambiano e si diventa per forza padroni del tempo; ma se se ne ha coscienza però si può operare fin da subito per svolgere ciò che necessita affinché altri possano maturare nella coscienza.
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