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Esseri Stellari 11 settembre 2004 Nessuno
può demandare ad altri compiti che attengono alla realizzazione della anima
in Terra. La
realizzazione dell’anima, come propria fonte di benessere ed
apprendimento, passa attraverso un cammino personale dove la sofferenza fa
da propulsore verso una conoscenza che via via placa la sofferenza stessa
fortificando chi realizza il percorso fino a renderlo degno
dell’immortalità. Immortalità
ed anima sono sinonimi di uno stato d’essere: l’operatività sul piano
spirituale. Questa
operatività si manifesta già sulla Terra quando è chiaro il fine da
perseguire; che non riguarda il singolo (le esigenze del singolo), ma la
collettività. In nome della collettività avvengono cambiamenti ed assestamenti particolari quando gli stessi devono garantire stabilità ad un sistema integrato in processi più ampi; e dove sopravvivenza significa stare al passo con l’evoluzione planetaria che con i suoi cicli modifica profondamente popoli, razze e culture. Popoli,
razze e culture che non sono prerogative della Terra soltanto. Questa
esportazione può avvenire in maniera impositivi e coercitiva dell’altrui
libertà (anche a livello di influenza mentale che è poi quella più
perniciosa), o a fin di bene (elargizione gratuita della conoscenza per
agevolare la presa di coscienza negli altri delle loro possibili capacità). La
Terra fa parte di un sistema la cui struttura consente la formazione di
coscienze funzionali all’ambiente. Una
coscienza si forma quando un’esperienza mette in moto un processo di
apprendimento di ciò che, a vario titolo, può essere denominata vita in
quanto espressine di un pensiero più o meno complesso. La
complessità del pensiero dipende da chi lo proietta e dal modo in cui lo
carica di potenza. Caricare
un pensiero di potenza significa attribuirgli una specificità propria (sua)
di modo che abbia ad usufruirne per esprimere ciò che racchiude. Supponendo
che esista un rapporto tra pensiero e potenza (che esista un rapporto
d’operatività) il pensiero deve caricarsi di qualcosa che gli dia
potenza. E, poiché questo qualcosa è energia neutra (quindi valida e
fruibile per ogni pensiero, e ciò che varia è solo l’intensità ma ciò
dipende dal tipo di pensiero), va da sé dedurre che questo qualcosa esiste
(senza per il momento doversi soffermare sul perché esiste ed infatti si
sta parlando di coscienza in formazione e non di creazione; si sta trattando
in tema di animazione, da cui la relativa coscienza). Estendere
l’indagine sulla coscienza considerando l’influenza del pensiero sulla
energia neutra (della quale il pensiero fruisce automaticamente in base a ciò
che intende realizzare) fa apparire come la coscienza (funzionale al
pensiero che è stato emanato con la sua relativa carica) abbia già una sua
traiettoria di indirizzo che lo vincola e veicola verso l’origine della
sua animazione. Un viaggio a ritroso verso la riscoperta di sé; fino ad
addentrarsi nei meandri più profondi una volta scoperta la sua matrice ed
attuata l’unificazione col pensiero emanatore. Emanatore e non emanato,
perché in questo caso l’agente non è la coscienza animata ma chi pone la
coscienza nella condizione di svilupparsi attraverso il pensiero e
l’energia neutra. Pensiero con facoltà d’animazione se usufruisce
dell’energia neutra perché questa modella in funzione dei fini per i
quali viene adoperata. Questo
velo tra coscienza ed energia, e quello più profondo nei confronti di chi
indirizza condizionando l’animazione al suo intento (infatti limita il
processo entri i fini che intende valutare), sono i nodi che l’uomo deve
sciogliere per rendersi conto della sua provenienza vera. E rendersi conto
di come l’uso (in modo non cosciente) dell’energia neutra lo abbia
condotto al suo stato attuale solo perché ha indirizzato il suo potere
(pensiero animatore) verso la cristallizzazione di tale energia (definendo
così la materia). Come
se da un esperimento, che vede l’uomo portatore di conoscenza in un
pianeta che riesce a raggiungere e che per suo conto sta portando avanti il
suo indirizzo evolutivo (perché ciò prevede il suo pensiero animatore e la
relativa energia necessaria a tale scopo), ne derivasse qualcosa che anziché
riconoscere la sua origine nell’uomo espandesse la sua coscienza verso
l’ambiente che lo ospita, identificandovisi al punto da non riuscire a
considerare nemmeno questa sua origine remota. Questo
comunque perché l’uomo, anziché usare energia neutra (cosa di cui non è
capace), ha adoperato energia già cristallizzata sul pianeta e con una sua
coscienza che ha dovuto interagire con l’innesto apportato (dall’uomo). Come
se l’uomo, innesto sulla Terra (da parte di culture diverse provenienti
dalla galassia) in un genere che la Terra ha di per sé generato (con una
qualità ridotta ad una coscienza di gruppo nel regno animale), credendosi
un essere superiore rispetto all’animale (poiché giustamente dotato di
una coscienza diversa frutto dell’innesto) e considerando soltanto terrena
la sua origine e natura, anziché cercare di ritrovare il suo essere
superiore (il pensiero animatore capace di adoperare l’energia neutra),
espandesse se stesso verso ciò che la Terra offre e che lui giudica di sua
proprietà. Se
vogliamo l’errore nell’innesto uomo è stato non condizionarlo a
proiettarsi verso la matrice, ma ciò (se così fosse stato) avrebbe
sminuito il suo libero arbitrio di essere (che tende al superiore e quindi
verso sfere più profonde di coscienza e capacità) pensante e capace di
scoprire quei valori che danno potenza alla energia neutra e capacità di
animazione al pensiero. In
effetti l’intento di chi ha contribuito all’evoluzione verticale
dell’uomo, quella verso l’immortalità dell’essere, non era
colonializzare ma apportare una conoscenza più profonda allineando la
coscienza dell’uomo (frutto della Terra) a quella della Terra (la quale
nel suo processo concepisce a sua volta di essere un pensiero, potente e
carico, animato dalla coscienza solare). In
tutto ciò c’è sintonia di intenti e proiezioni; proiezione verso la
coscienza solare (dativa ed immortale) da parte della Terra (che per questo
può diventare pianeta sacro) e da parte dell’uomo che concepisce
d’avere già una matrice solare dentro di sé (frutto dell’innesto) da
risvegliare. Che non significa risveglio dell’essere solare che ha in sé,
ma di se stesso verso questa sua matrice che già opera su piani diversi che
egli deve raggiungere. E che può fare solo identificandosi in chi, innesto
sulla Terra, fa parte di una specie di esseri stellari al servizio della
Luce, della Pace e della Libertà.
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