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Codice d'accesso 29 marzo 2005 L’energia si rispecchia nella dualità quando chi osserva deve studiarne la struttura per comprendere se stesso. Comprendere infatti l’assetto energetico porta a doversi autoriconoscere come energia, aggregata a fattori di sviluppo che tengono conto dell’ambiente che determina lo sviluppo stesso. La dualità, in fondo mancanza di comprensione dell’essere uno, si determina allorché una forma pensante concepisce di esistere. Una forma pensante è chi interrogandosi concepisce la vita e lo fa attraverso gli attributi che possiede. L’attributo della forma pensante è la coscienza e l’attributo della coscienza è la mente, dovendo però attribuire a quest’ultima il suo vero potere che è naturale espressione in ambito extrafisico. Naturalezza che dovrebbe compenetrare l’essere pensante quando non è attanagliato nella dualità. La mente però manca ancora di un attributo essenziale, la sincronicità col suo ambiente naturale, con ciò che fuori dal tempo non ha struttura fisica e nemmeno eterica ma fa parte di quella unicità che, tanto ricercata, è così a portata di mano da risultare addirittura assurdo il perché non venga riconosciuta come facente parte della propria normalità pur essendo questa soltanto umana. In effetti il punto da cogliere, il passaggio da attuare è proprio questo. La trasformazione necessaria per cogliere l’unicità pur essendo nella forma fisica ma in grado di spaziare dove è possibile apprendere ed elaborare progetti da realizzare in Terra. Realizzare con una mente ad hoc, in grado di pilotare e non distrarre; in grado di svolgere un compito essenziale, dare consistenza al progetto uomo nuovo rendendolo immediatamente operativo. Operativo e produttivo perché si tratta di entrare nel vivo della resurrezione; di ciò che si vuole trasmettere alle coscienze affinché acquisiscano consapevolezza di sé. La resurrezione nella carne è un tema scottante. Basti pensare a chi la ha attuata per rendersi conto di quanto l’uomo si reputi distante da tale possibile evento. Caratteristica invece dell’uomo è poterlo fare; poter attuare questo incredibile passaggio che avviene a livello di coscienza. Si lascia una scorza conosciuta come corpo fisico e si entra in un involucro definito corpo eterico. Tra corpo fisico e corpo eterico la differenza è sostanziale. Il primo è l’attributo dell’uomo di carne, il secondo di chi subentra alla carne. Subentra nel senso che non la abbandona ma non vive attraverso la stessa e casomai la alimenta dandole tono, forza e vitalità. Per giungere a questo passaggio così tanto propugnato ed atteso, per arrivare quindi a possedere la capacità della trasmutazione attraverso un atto cosciente di metamorfosi strutturale, è indubbiamente necessario un cambiamento radicale di polarità. Questo significa comunque dovere anche rivalutare la cosiddetta scorza fisica per assecondarla a sua volta in un passaggio di coscienza dandole la possibilità della trasformazione. Anche il corpo fisico può modificarsi migliorandosi. Lo può fare attraverso millenni di evoluzione oppure per presa coscienza di acquisibile capacità. Il corpo fisico, a guisa di materiale deteriorabile, è veramente una scorza che man mano si trasforma per dare agio ad una intelligenza attiva di partecipare ad un progetto comune in funzione delle sue capacità attinenti al suo stato di coscienza evolutivo. Infatti il corpo non è immortale, ma si forma, trasforma e decompone ritornando a far parte di ciò che naturalmente lo costituiva. L’immedesimazione nella carne, e quindi nel corpo, aveva una mira ben precisa. Spiritualizzare la materia attraverso atti coscienti, coerenti e continuativi dove l’innalzamento della coscienza era ovviamente legato al sempre continuo combinarsi di quegli elementi che, formandolo, ne ricevevano anche linfa a livello sottile poiché interconnessi con la stessa intelligenza attiva che per forza di cose trasmetteva loro informazioni continue costringendoli gradualmente a doversi organizzare in strutture sempre più sofisticate proprio perché nella oro possibilità. Possibilità che divenute capacità possono a loro volta acquisire ulteriore predominio sulla forma senza limitarsi a dover constatare che non si muore ma ci si trasforma. E ci si trasforma in modo indotto ed indiretto o in modo cosciente e spontaneo perché si hanno i requisiti per poterlo fare. Si hanno le capacità necessarie per far parte di una dimensione in cui la morte non è una conseguenza necessaria e nemmeno una alternativa per ricominciare, è semplicemente uno stato di coscienza che viene superato per sopraggiunta ed acquisita capacità. Certamente considerare questo quando ancora si è nella condizione di chi la carne se la sente giustamente addosso e convive con la morte giornalmente dovendone constatare l’ineluttabile finalità sembra pura fantasia. Eppure questo passaggio va fatto. Si è nella capacità per poterlo fare. Si è nella condizione fisica pronti al passaggio di qualità che deve avvenire a livello di coscienza. Si deve entrare volontariamente in una sfera del proprio essere, interiore e mentale, dove vige la consapevolezza di ciò che veramente si è. Non più quindi metodi alternativi per entrare in contatto con fasce dell’eterico atte a recepire tale contatto offrendo input e suggerimenti, visioni e stati d’estasi, ma accesso diretto oltre questa barriera energetica con conseguente caduta di un velo inibitore che proibisce proprio al corpo, essenzialmente al corpo, di partecipare a processi più ampi della vita e della esistenza tutta. Entrare direttamente che significa farlo senza pensarci sopra. Farlo nel momento in cui proprio dallo interno di sé arriva l’invito, assenso questo ad una precedente ben precisa richiesta fatta personalmente per libera scelta ed atto di propria volontà, ad entrare a far parte del reame dell’ immortalità risorgendo a nuova vita. Risorgendo nella carne a nuova carne in spirito e capacità. L’invito ad entrare arriva in modo diretto e non bisogna averne paura. Del resto se arriva è perché si è pronti; è la propria interiorità profonda a stabilirlo. Quella interiorità che, oltre la mente, consente alla mente di placarsi dandole l’opportunità di elevarsi essa stessa ad uno stadio di capacità che va oltre la confusa elaborazione di dati consci e riferimenti generali inconsci. È un attimo, ed è sufficiente aderire, esserci. Il lavoro svolto prima lo consente. Lavoro che non necessariamente deve avvenire in questa attuale esperienza di vita ma che consente un risveglio immediato che a mò di fulmine rischiara le tenebre di una ignoranza evidente ma non congenita. Del resto chi si trova ora sulla Terra ha validi motivi per esserci. È un momento felice e difficile al contempo e chiude un ciclo, un ciclo cominciato tempo fa e che ha visto la presenza di chi non pronto allora può ora constatare una sua più profonda verità sancita con un fuoco che il Sole emana per togliere un sigillo che consente la trasformazione e la reintegrazione nel proprio vero essere che è immortale. Per iniziare un ciclo nuovo, su nuove basi; partendo dall’immortalità.
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