Chi sono io? Mi conosco veramente o all'appello manca una parte importante di me?

Conoscersi

Conoscere se stessi in quanto uomini ed in funzione del proprio vissuto, oppure riconoscere la presenza in sé di una parte più profonda di cui non si ha percezione?

Conoscere se stessi limitando l'indagine al proprio passato oppure cercare di conoscere se dentro di sé c'è un essere vivo in una dimensione più profonda rispetto a questa che concepiamo?

Indagare in questa direzione potrebbe far scorgere aspetti di sé che, poiché non conosciuti, sono talmente vicini che basterebbe poco per farli emergere.
Per far emergere una realtà interiore che in questo modo può manifestarsi.

Concepire la propria interiorità permette di rivolgere l'attenzione dove basta poco per creare un contatto, un rapporto diretto con chi non viene percepito solo perché si è distratti da altro.
Senza con ciò rinunciare alla propria umanità al proprio essere uomo vivo su un pianeta vivo.
Permettendo anzi una simbiosi tra uomo ed ambiente che va oltre l'aspetto fisico e comunque rispetto a quello relativo allo sfruttamento delle risorse naturali che il pianeta è in grado di offrire.
Senza così alterare equilibri difficili da risanare.

Entrando infatti in sintonia con il proprio essere interiore che vive, agisce e si sviluppa in un piano della coscienza dove l'interesse è unico e l'impegno globale, chiunque (a condizione che abbia uguale sentire), può ricevere indicazioni in linea con il piano di sviluppo che la Intelligenza Cosmica intende realizzare.

Questo costituirebbe di fatto l'emergere nell'uomo di una nuova coscienza che lo allineerebbe ad un più profondo stato d'essere, di sentire e di percepire la vita.
Per esprimerla di conseguenza.


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