Un cammino interiore molto spesso produce un cambiamento. Quando questo cambiamento è comune a tanti, a molti, può sfociare in svolta epocale.

Il cammino e la meta

Credere che la meta sia distante, il cammino troppo lungo e che in fin dei conti non resti poi così tanto tempo a disposizione, non deve far perdere di vista che c'è un traguardo da raggiungere.
Non deve far desistere, anche perché la meta è dentro di sé.
Un traguardo molto importante questo, anzi indispensabile se si pensa che è l'anello che congiunge due mondi, quello esteriore con quello interiore per fonderli in un'unica realtà.
Evitando così di restare troppo attaccati alla fisicità o troppo proiettati verso una spiritualità che molto spesso fa perdere il contatto con l'ambiente in cui si opera causando non poche difficoltà a livello esistenziale perché non paga con moneta spendibile.
Oppure evitando di diventare solo capaci di credere che la vita terrena non cessa con la morte fisica
ma senza averne certezza anche quando c'è equilibrio tra realtà fisica espirituale.

La speranza nell'oltre, che esista vita oltre la fisicità, può restare speranza oppure diventare certezza
se si realizza la condizione che lo dimostra.
E questo è compito dell'uomo.

La convergenza della spiritualità nel mondo fisico è onere e merito dell'uomo.
Solo l'uomo, poiché (e finché) è vivo in un corpo fisico, può maturare una coscienza in grado di assolvere a tale compito. Agendo per sua libera scelta. Se lo vuole.
Nessuno infatti è obbligato a fare quel che non desidera.

Si tratta però di scegliere.
L'uomo deve scegliere se continuare a nutrirsi di speranza che l'oltre esiste e che la vita continua
o se vuole conquistare la certezza che è così rinascendo in Terra a nuova vita nella sua stessa carne.



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