Dare
per scontata una verità, qualunque essa sia, presuppone una resa nei
confronti della stessa. Del resto confutarla implica non accettazione
del sistema che la sostiene, cosa questa che comporta una rottura con
schemi che in fondo proteggono perché accettati per convenzione da
chi segue tale verità.
Quando
si parla di psicologia dell’essere e se ne accettano i capisaldi, si
da per scontato che a monte debba esserci l’implicita conoscenza
dell’essere, non la semplice accettazione per convenzione di quello
che è invece ancora un processo in fase di sviluppo.
La
differenza tra convinzione e convenzione la fornisce l’esperienza
offrendo giusta coscienza.
Parlando
di psicologia dell’essere è fondamentale la conoscenza della
coscienza. Per sapere su cosa poggia e verso cosa tende.
L’elemento
base pertanto che consente alla coscienza di poter dire questa è una
verità sulla quale è possibile edificare è l’esperienza. Quando
manca allora si vacilla. Basta un nonnulla per scuotere e rendere
instabile ciò che per certi versi poteva apparire inconfutabile.
Spesso
si dice a misura d’uomo pensando che l’uomo debba essere il metro
per misurare l’universo.
Se
ciò può sembrare ovvio all’uomo perché in sua coscienza così
crede, per rappresentare una verità fondamentale dovrebbe escludere
la possibilità che esistano altre verità in contrapposizione o
semplicemente più profonde. Nel senso che l’uomo potrebbe essere
unità di misura per un certo tipo - grado di evoluzione ma non per
questo essere il riferimento assoluto verso il quale l’intero
universo deve uniformarsi ed identificarsi. Potrebbero esistere altri
esseri che a loro volta potrebbero costituire utile riferimento di
misura e per confronto.
Essere
fermi nelle proprie convinzioni fa onore, chiudersi nelle stesse dando
in partenza come false eventuali possibilità diverse senza nemmeno
averle considerate è però illogico.
Si
accetta, si rifiuta, o si accoglie qualcosa anche solo in parte, in
funzione di ciò che permette di poterne prendere coscienza; in
funzione quindi di una esperienza idonea a certificare una certa verità.
Se
questi esseri esistono o meno è esperienza che la coscienza dovrebbe
avere il coraggio di condurre per concepire fino a che punto è aperta
nei confronti di ciò che potrebbe essere invisibile solo perché non
accettato; solo perché rifiutato in partenza, rifugiandosi dietro il
velo di schemi mentali che non consentono di scorgere quel che in
fondo si teme.
Ed
indubbiamente si teme sempre ciò che può far vacillare regole e
convenzioni aprendo interrogativi da risolvere e verità da rivedere.
La
coscienza se vuole essere nella condizione di non mentire a se stessa,
trincerandosi dietro il rifiuto per non essere costretta ad
avventurarsi dove non ha conoscenza né riferimenti su cui poggiare,
deve sperimentare oltre le regole che rigidamente la imprigionano
vincolandola.
La
fede nell’oltre fa intravedere realtà raccontate ma non accertate
personalmente. Questo pone la coscienza nella condizione di dovere
credere. Quindi nella condizione dell’obbligo e non nella
naturalezza dello stato certo; naturalezza che in fondo è sintesi
dell’esperienza maturata.
La
fede costituisce certezza quando si ha fede a seguito di qualcosa che
ha fatto sobbalzare la coscienza dandole una sua certezza, personale,
ma ben per questo fondamentale; input per il prosequio del proprio
cammino.
Quando
l’atto di fede implica accettazione per fede e basta perché manca
qualunque tipo di esperienza diretta, tutto è destinato a vacillare
se arriva qualcosa a scuotere una struttura costruita in fondo sulla
sabbia. È solo questione di tempo.
Le
fondamenta hanno radici profonde,
nella coscienza; ma bisogna saperle riconoscere cercandole.
La
ricerca però apre all’oltre e l’oltre può avere riscontri
imprevedibili; per esempio la scoperta di dimensioni parallele vive e
di esseri vivi. La scoperta di esseri che vivono non a misura d’uomo,
ma la vita che il loro stato consente ed implica.
Stabilire
in partenza se questo stato sia superiore o inferiore rispetto a
quello umano non solo non è importante, ma fa addirittura crollare
l’apertura stessa che immette verso la ricerca.
Solo
essendo neutri, quindi senza remore ed evitando la corazza psicologica
che erige barriere verso la conoscenza, solo così si può cercare di
verificare se questi esseri esistono. Perché ci si pone nella
condizione di sentirne la voce e percepirne l’aura.
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