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Passaggio di qualità

23 novembre 2005

 

 

Un passaggio di qualità avviene quando l’ago della bilancia protende verso un centro di stabilità diverso rispetto a prima.

Ci si sente diversi perché cambia la normalità. E cambiando la normalità anche aspettative e riferimenti assumono valori diversi. Quello che sembrava importante può apparire superfluo e si hanno aspirazioni in linea col nuovo sentire, percepire e cogliere la vita.

 

Ciò che sta succedendo ora è proprio questo. Ed avviene a livello generale perché tutto concorre alla formazione di un nuovo piano di stabilità.

Per tutto si intende che il processo collettivo di adeguamento non riguarda solo l’uomo ma la Terra stessa ed altro. Altro che non necessariamente deve avere struttura fisica per come ancora si intende la fisicità.

 

Il baratro della morte affligge le coscienze ed è proprio quello che bisogna superare; fa la differenza.

 

Una coscienza di materia teme la morte in maniera diversa rispetto all’uomo. Non ha coscienza umana, né cultura o il tipo di benessere che l’uomo concepisce. Pur tuttavia è strutturata in insiemi che hanno un loro sentire collettivo che si ripercuote su ogni parte dello stesso.

 

Quando una montagna frana, per esempio, non è detto che la montagna sia felice. Si sfalda, si sta annullando e non sa ancora che ciò non è la fine ma un cambiamento.

 

Attribuire coscienza ad una montagna sembra azzardato, eppure se ci si riflette è normale che ogni cosa abbia la sua coscienza; coscienza adeguata allo scopo ed al motivo della vita. Vita che quando non ha consapevolezza che non si muore teme la morte.

 

La paura della morte è parto del principio di sopravvivenza e, poiché rappresenta un principio fondamentale nella acquisizione della conoscenza, tutti lo possiedono nella misura in cui si rapportano con ciò che vivono come vita.

Però è un principio universale che per essere assoluto deve essere vissuto, conosciuto, temuto e superato. Superamento che costituisce l’ingresso nel regno della immortalità.

 

Ecco che allora l’adeguamento generale (visto che coinvolge anche la natura intesa come ambiente) può avere caratteristiche tali che, scuotendo la coscienza a vari livelli, offre la svolta per attuare un passaggio dimensionale in modo accelerato spingendo alla decisione se aderire o meno.

Aderire che costituisce scelta con coscienza e non semplice esternazione di un intento.

Ciò che è nell’intenzione deve essere traslato in atto concreto.

 

Questo succede perché viene a mancare lo stato mediano; tutto ciò che costituisce l’eterico è destinato a scomparire.

La qual cosa è molto importante perché scompare una fascia di riflessione ad ampio raggio dove era possibile permanere in attesa di capire meglio e di più per così decidere se confrontarsi nuovamente con la vita sulla Terra; decisione frutto di accresciuta sensibilità ma da realizzare con mezzi relativi poiché attinenti la struttura terrena.

 

Nell’incontro con la fisicità la paura della morte risubentra anche in chi, dovendo venire o ritornare in Terra per sua decisione, (pur avendo ben chiaro che non si muore, visto che lo constatata poiché si trova in una dimensione che lo accerta) deve sperimentarlo attraverso la natura fisica alla quale deve trasmettere giusta coscienza.

Paura che risubentra in chi non può avvalersi di vecchie vissute esperienze ma deve invece concepire attraverso la carne (e quindi la fisicità) il proprio essere immortale.

 

Ben per questo la spinta a doversi adeguare; a dover concepire in fretta se si è in grado di ricordare oppure se necessita tempo per attuare il passaggio. Quando proprio il tempo viene a mancare perché crolla la struttura che lo sostiene; l’eterico patria di ogni memoria anche futura.

 

Anche l’eterico deve fare un passaggio in consapevolezza e deve farlo assieme alla struttura fisica; assieme e fusi, dando consistenza ad uno stato di coscienza unificato perché chi incarna la materia riesce a far superare proprio alla materia la paura della morte dandole la certezza della vita: la immortalità.

 

Entrando però nel merito dell’eterico che scompare e volendone considerare l’impatto dal punto di vista pratico riferito alla Terra, tutto è destinato a notevoli variazioni.

Venendo meno infatti lo schema di supporto al fisico (quindi venendo meno l’eterico), il fisico in sua coscienza (e pertanto in funzione di ciò di cui ha capacità) deve operare scelte in proprio. In pratica deve scegliere senza il suggerimento della mente che non ha più alternative possibili da proporre poiché è ormai collassata la struttura da dove attingeva (dove risiedevano tutte le informazioni patrimonio della Terra).

 

Tutto ciò si verifica ogni qual volta la Terra si ritrova in un’orbita di impatto gravitazionale con un altro sistema che non è quello di riferimento fisico e che provoca alterazioni magnetiche; proprio quelle che puntualmente fanno collassare l’eterico (il corpo energetico della Terra) consentendole di strutturarsi in maniera nuova ed adeguata al grado di coscienza maturato.

Un po’ come una nuova incarnazione, effettuata però dalla Terra. Terra che in sua coscienza è in grado di passare ad un livello più profondo della consapevolezza; in questo caso nella consapevolezza della immortalità.

 

L’eterico della Terra potrebbe essere paragonato alla mente umana ma con delle differenze.

La mente umana fa riferimento proprio all’eterico come piano dal quale attingere informazioni mentre l’eterico attinge da profondità diverse. Profondità che solo una parte dell’eterico stesso riesce a percepire (e cioè quella parte di eterico proiettata verso l’oltre galattico a differenza di quella solo ed ancora proiettata verso la Terra come meta di ritorno).

 

Ciò vuol dire che una parte di coscienza dell’eterico è già proiettata verso dove  adesso uomo e Terra stanno andando.

 

Il problema però resta la coscienza.

La Terra ha necessità di ripulirsi da ciò che le è di impedimento e quindi da tutto ciò che radicato alle dimensioni spaziali stenta a concepire e far suo pienamente il tempo.

L’uomo fa parte di questa pulizia e se non concepisce è una scoria; scoria che non viene distrutta ma segue altro iter.

 

 

 

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