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L'altra via 4 aprile L'altra via, quella che permette di adeguarsi in fretta alla nuova realtà che si prospetta allorché l'uomo, scoperto che può essere immortale, lo vuole diventare veramente. Questa via (ancora non praticata perché prima non necessaria visto che lo scopo era quello della realizzazione personale e non quello di una elevazione di coscienza a livello collettivo), oltremodo semplice, consente di accedere con estrema facilità dove le nuove pulsazioni della Terra portano l'essere umano. Unica condizione è volerlo fare. Voler rinunciare alle agiatezze della transitorietà per così accedere ad una realtà nuova in cui scopo è collaborare con chi nell'universo diffonde benessere infondendo capacità. Compito questo dell'anima e dell'uomo nuovo che ha raggiunto tale stato perché ha saputo trarre da sé il necessario supporto ben diventarlo. La nuova via è una possibilità incredibile per adeguarsi in fretta evitando disagi e sofferenze; anche per l'uomo che sta ancora cercando di conseguire la sua realizzazione, vi è prossimo ma stenta per mancanza di stabilità nello stato d'essere che consente di permanere nelle vibrazioni che la nuova Terra impone senza provarne rifiuto o mancanza di compatibilità. La nuova via consta di tre fasi. La prima riguarda l'accettazione a volerla percorrere una volta capito che la condizione umana sta evolvendo verso altro per essere in linea con i moti che periodicamente coinvolgono i sistemi attivandoli verso nuove profondità dell'esistenza. La seconda è dedicarsi a questo impegno giudicandolo non importante bensì indispensabile per non ritrovarsi estraneo a casa propria; incapace di abitare un luogo verso il quale si prova rigetto perché risultano indigeste le vibrazioni che anziché agevolare sembrano sospingere sempre più verso crescenti difficoltà. La terza, quella determinante perché va oltre l'aver capito e concepito che occorre trasformarsi, è la pratica vera e propria. Pratica che consiste nel chiedere alla propria anima di venire a far parte del proprio essere offrendole gli opportuni mezzi per presenziare nella terrenità a livello fisico. Cosa che, se attuata, rende il corpo in linea col processo che riguarda il vero e proprio cambiamento di stato anche a livello morfologico. Dare spazio all'anima però non significa chiamarla e basta. Non può essere sufficiente una distratta attenzione nei suoi confronti. Occorre innanzitutto concepirla viva nella profondità di se stessi che non è l'interno del corpo umano ma la dimensione che lo compenetra e che è oltre la più piccola particella fisica nella quale si crede possa risiedere l'anima. La dimensione dell'anima, oltre che invisibile, è anche inconcepibile perché non presenziandovi si ricorre alla fantasia in cerca di spiegazioni che, se plausibili, diventano poi anche schemi di difficoltà variabile a seconda di come ce li si è configurati in se stessi. E per certi versi, rispetto a questa dimensione, è più agevolato chi ne è all'oscuro rispetto a chi deve prima rimuovere sue certezze che però non sono corrispondenti alla reale consistenza della dimensione dell'anima. Permettere alla propria anima di emergere diventa oltre che un richiamo nei suoi confronti anche l'identificazione stessa della nuova realtà. Ma qui si è già nel nuovo mondo ed invece bisogna portarsi indietro per accedervi. Per evitare di soffiare sulla fantasia alimentando fuochi fatui. Tornare indietro che corrisponde al portarsi nel proprio momento, dove si è nel momento in cui si è per da qui iniziare coinvolgendo se stessi e l'anima fino a diventare una cosa sola. Coinvolgere l'anima è semplice, basta chiamarla. Coinvolgere se stessi è opera ben più difficoltosa e causa delle paure che si generano quando si teme di dover soccombere nei confronti di chi emergendo annulla la propria personalità. Queste però sono considerazioni personali che ognuno deve fare per se e riguardano la prima fase, l'accettazione nel voler percorre la via. La via del cuore, la via dell'anima è aperta a tutti. Ognuno ha un cuore che però bisogna utilizzare. Non si tratta di dover diventare buoni o di confondere questo cuore con l'emotività, perché queste attengono ad una parte diversa del vitale insito nell'uomo; proprio al di sotto della barriera che bisogna superare e che è esattamente quella che la Terra sta abbandonando costringendo di conseguenza ogni cosa che fa parte di sé (della Terra) a fare lo stesso. Utilizzare il cuore è estremamente semplice; semplice ora, perché le nuove vibrazioni lo consentono. Basta rivolgervisi con la propria consapevolezza. Dopo aver chiamato l'anima bisogna portarsi al centro di sé, nel cuore energetico, semplicemente con l'intenzione pura a volerlo fare e senza preoccuparsi di riuscirvi o meno. È sufficiente l'atto di volontà a voler richiamare l'anima in piena coscienza di quello che si sta facendo. Richiamo che evidentemente assume una forza ed un significato diverso perché non avviene a livello mentale, di elaborazione mentale ed intellettiva, ma di concepimento. Avendolo concepito si può concepire l'anima. E poi va da se. Ciò che conta sono la frequenza e la dedizione con cui si procede perché i passaggi successivi sono suggerimenti diretti che arrivano da dentro di sé. Dall'anima che iniziando ad operare uniforma l'uomo, l'essere umano, alla di lei realtà. Realtà che corrisponde a ciò che occorre alla nuova Terra per essere tale: nuova e che irrora benessere nei confronti di tutto ciò che venendole incontro ha bisogno di lei, della sua spiritualizzante capacità. Capacità che trasmessa all'uomo lo rende un uomo nuovo, che ha veramente un'anima senza che debba più cercarla dentro di sé. Espandere la propria anima è un diritto di nascita, riuscirvi una conseguenza nel volerlo fare. |
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