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Cambiamento e trasformazione 10 maggio 2007 Spesso si parla di cambiamento, che sta avvenendo un cambiamento radicale generale che coinvolge tutti e quindi anche se stessi, ma forse non si comprende bene come avviene. Per poter cambiare bisogna anche rendersi conto di come si è e di voler fare qualcosa per cercare di migliorarsi. Difficilmente avvengono cambiamenti importanti se non si fa non fa nulla per volerlo; se attraverso un esame approfondito di sé non ci si predispone alla trasformazione. Infatti si è come assopiti in un groviglio dove lo stato confusionale dipende dalla mancanza di ordine e pulizia; ordine e pulizia interiori che sono toccasana per il risveglio e la trasformazione.Per cambiare occorre quindi prepararsi a farlo, predisporsi in modo opportuno affinché fioriscano gli elementi utili per la trasformazione in chi veramente si è nel profondo di sé. Cambiare veramente richiede sacrificio e volontà, ma anche conoscere perché si sta facendo tale passo e cosa ci si aspetta dalla trasformazione. Cambiare volontariamente deve avere uno scopo, un significato che si vuol dare alla propria esistenza. Non si tratta di cambiamento fisiologico, ma di qualcosa che riguarda la propria coscienza affinché sia preparata e pronta a ricevere la parte più profonda di sé, quella che venendo fuori cambia l'uomo in Terra perché questo l'uomo vuole. La trasformazione richiede costanza e determinazione. Bisogna abbattere barriere psicologiche che si ergono tra se e se stessi; tra chi si è in superficie ed apparenza e chi si è in realtà e profondità. E si tratta di lavorare sodo. Bisogna individuare e risolvere per man mano accorgersi di essere diventati diversi. Più attenti e riflessivi e più predisposti ad accettare, ad accettare anche l'altro, il diverso che non appare più dietro il velo del preconcetto ma per quel che è, un essere umano le cui capacità tante volte latenti non gli consentono di esprimersi al meglio di sé. In lui è ancora troppo offuscato l'essere interiore che dietro la cortina della apparente sicurezza (esteriore) attende lo spiraglio per manifestare la sua presenza. Ma chi meglio di se stessi può accorgersi di questa presenza se (man mano che si cambia) viene sempre più a far parte della propria realtà? Chi può cogliere nella propria interiorità meglio di sé stesso; e seguire il flusso che accompagna dolcemente verso la piena comprensione di sé? Perché anche quando (il flusso) sembra un torrente in piena che travolge sta semplicemente ripulendo, per far cogliere oltre la stagnante realtà di un divenire ripetitivo; che è tale proprio per fare affrontare anche in modo diverso quello che il cambiamento invece ha in sé. Chi si è. Tante ipotesi. Ma solo ipotesi se manca la capacità. Se non si fa nulla per acquisire delle capacità; se non si fa nulla per non trovarsi impreparati verso una nuova realtà che, più profonda, viene incontro per esprimere ciò che solo il proprio essere interiore è in grado di concepire e realizzare. |
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