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Consapevolezza cos'é?

18 aprile 2007

 

Il fatto stesso di non ricordare, di non ricordare ciò che durante il sonno è un'altra vita, dà la misura di quanto si sia ancora lontani da quella ricercata ed auspicabile consapevolezza propria della quinta dimensione. La consapevolezza di sé, di chi si è nel profondo, passa attraverso la porta del sonno che, vero e proprio sigillo, impedisce l'accesso a chi vorrebbe addentrarsi dove non è pronto; perché non ha ancora maturato in sé la condizione che lo consente. Ognuno può molto serenamente fare una sua verifica, anzi deve farla per rendersi conto fino a che punto ciò che crede di essere diventato è fantasia o riguarda esperienze altrui che però non sono sue certezze; e che pertanto si sciolgono come neve al sole.


La quinta dimensione è uno stato d'essere dove la coscienza può identificarsi nel vero essere che staziona ad un livello vibrazionale raggiungibile solo a condizione di oltrepassare la palude dello inconscio, quella coscienza collettiva che sfugge quando non se ne ha consapevolezza. Solo così, affrontando e non aggirando l'ostacolo, si può entrare a far parte del mondo dove la morte è un concetto superato perché verificato e risolto. Parlare di immortalità a livello di speranza, anche se così forte da rappresentare vera fede, è una altra cosa: sicuramente non è consapevolezza d'essere immortale; manca l'esperienza che convalida l'ipotesi.


Spesso accade che, volendo sfuggire ad una esistenza che non soddisfa o per esorcizzare la paura della morte, si intraprenda una via che (prima rifugio rispetto alla propria condizione) si fa sempre più tortuosa perché si vogliono far coincidere in sé aspetti che (letti o sentiti) sono bel lontani dal costituire realtà propria in quanto vissuta. Qualunque concetto (o insegnamento che dir si voglia) non appartiene fin tanto che non lo si è sperimentato ed acquisito interiormente. Se così non fosse per “conoscere la verità” basterebbe leggerla in un qualunque libro racconta da chi l'ha fatta sua dopo averla concepita e realizzata; da chi racconta la sua verità. E sarebbe troppo semplice.
Ma c'è l'inconscio a ricordare che così non è; e lo fa sempre, tutte le volte che chiudendo gli occhi si sprofonda dove nulla è noto e quel che resta sono vaghi ricordi e qualche sensazione.


Però l'inconscio cos'è se non mancanza di conoscenza, conoscenza tramite esperienza? E chi detiene tale conoscenza se non l'essere che anima la vita filtrandola attraverso la coscienza? L'essere che l'uomo può essere quando (alla ricerca di sé) si fa carico del suo bagaglio e (senza fuggire e rifugiarsi in mondi paralleli) ritrova in Terra la sua essenza; ciò che lo anima; la sua anima che gli può permettere l'identificazione in chi veramente è oltre la morte.
Solo che la coscienza deve prima svegliarsi dove l'anima vive tante altre vite e dove purtroppo e giustamente dorme ancora; perché in Terra oltre al giorno c'è pure la notte.




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