Aprire gli occhi su
una realtà parallela porta ad un’ovvia valutazione: esiste.
Accorgersi di ciò è un
po’ come animare un mondo invisibile dandogli corpo e consistenza,
attraendo sul piano fisico ciò che ancora non ne fa parte perché
relegato in altro mondo.
Parlare di mondi
paralleli anche negandone l’esistenza implica attenzione verso il
non conosciuto, verso qualcosa che potrebbe ben esserci se se ne
avesse adeguata coscienza. Coscienza che per essere tale non può
esimersi dalla conoscenza del fenomeno. Conoscenza che è base per
iniziare a dar corpo all’invisibile, ad animarlo.
Coscienza ed
animazione sono legate tra di loro da un anello, la conoscenza.
Anello invisibile perché quando manca non ci si spiega il perché di
fenomeni ben per questo non riproducibili tramite capacità proprie.
Capacità che per esistere devono poggiare su delle basi.
Saper camminare è una
capacità, frutto di esperienza e conoscenza, acquisita nel tempo in
modo graduale e geneticamente trasmissibile perché ormai consolidata
nella coscienza. Saper camminare è istintivo perché a monte c’è
stato tutto un processo che ha consentito di realizzare ciò che era
un progetto in fase di sviluppo per permettere alla specie di
erigersi per di conseguenza poter esplorare il territorio in modo
diverso; da una visuale diversa.
Se si pensa quindi
all’uomo come essere capace di saper camminare non bisogna
dimenticarsi degli sforzi che ne hanno permesso la realizzazione
attraverso continui e graduali stimoli conoscitivi per far sì che la
sua attenzione si spostasse verso ciò che, divenendo esigenza,
poteva dar luogo ad applicazione specifica per acquisire una certa
capacità. Non casi isolati ma una conquista della specie.
L’esplorazione
continua ed oggi, proiettata verso lo spazio, richiede all’uomo
capacità idonee per far sì che si realizzi come essere stellare; con
un corpo in linea a questo stato. |