Ricercare l'ascensione è
un cammino di luce e risurrezione che l'uomo deve compiere mentre è vivo nella
carne. Favorire l'ascensione è compito di chi, preposto, assiste e prepara
verso l'evento. Ascendere verso una dimensione più profonda della vita e dell'esistenza
è la naturale propensione di cui ogni cosa è intrisa per migliorarsi attraverso
la trasformazione; e questo è un atto volontario che, anche se per certi versi appare
spontaneo, deve essere ricercato e conseguito come passaggio di stato.
Trasformare se stessi è un
allenamento che aiuta a crescere per potenziare capacità latenti, così da
essere in grado di sopperire ad ogni bisogno senza ricorrere ad intercessioni
che lo consentano.
Essere troppo sicuri di sé
non è bello, provarci è un merito se il fine non è egoico.
Lo scopo della vita è
prendere possesso della vita che fino a che sfugge non è tale.
Lavorare per l'ascensione
ha un fine: agevolare il flusso che la consente evitando intoppi. E se questo
vale per un singolo processo ancor di più se è di massa, se riguarda
collettività che hanno bisogno di assistenza perché il processo riguarda la Terra direttamente coinvolta
e partecipe.
Un'ascensione è
acquisizione di capacità che si è in precedenza stimolato attraverso, sulla
Terra, un cammino di sofferenza atto al risveglio della coscienza; per far sì
che guardandosi dentro si trovi ciò che non è semplice realizzare fuori se il
fine non è comune e ad ampio spettro.
Ascende chi si integra,
chi si adegua, chi sa trovare stimoli necessari per concepire che la vita non è
solo nascita e morte; che la vita non si esaurisce con la perdita del corpo
fisico, che oltretutto segue a sua volta altri e diversi processi di
trasformazione. E quando lo fa, quando concepisce, si ritrova ad essere
diverso, integrato in un mondo nuovo dove lo scopo è aiutare gli altri; chi in
altra condizione non ha ancora fatto tale passaggio. Aiutare gli altri senza
badare a sé perché ormai in possesso della vita, quella per cui esistono prove
da superare quando ancora non si sa cosa sia.
Chi lavora per
l'ascensione della Terra e ne agevola il processo rendendosi utile coi suoi
simili è in sintonia con un mondo che lo appoggia facendo sì che egli
acquisisca la coscienza della Terra: coscienza proiettata verso lo spazio;
perché questo è il passaggio che l'uomo deve fare, essere consapevole e capace
di spaziare, muovendovisi, nella profondità dell'essere che è; cosa che lo pone
in contatto coi mondi dove necessita il suo intervento per propiziare il
cammino.
Integrarsi nel nuovo ambiente,
in fondo, è una prova; perché essendo nuovo sembra non dare le certezze cui si
è abituati. Ma il punto è proprio questo: se ci sono certezze materiali non c'è
passaggio. Quel che serve è la certezza di essere in linea con il flusso
rinnovatore che da solo ed in automatico nutre e provvede per far sì che il
proprio impegno sia verso gli altri; verso chi ne ha bisogno. Certezza questa
che è vera fede e non semplice speranza. Quando si spera si è ancora in bilico
e paradossalmente è peggio; non si è né di qua né di là.
Del resto ci sono
automatismi che non si possono forzare.
Credere di essere in uno
stato diverso è solo una illusione se non lo si è. E quando accade, quando
effettivamente si è in uno stato diverso, non si pensa nemmeno di esserlo. Se
si è spontaneamente proiettati verso gli altri è già un buon indizio; indica se
non altro che si è in cammino verso tale scopo.
Gli stati d'essere sono
un'espressione di ciò che si è, non di ciò che si pensa o si spera d'essere.
Ed ecco l'aiuto; aiuto che
arriva a chi si opera da parte di chi, preposto, è in grado di assistere ed
indirizzare. Aiuto che da, può dare, la spinta necessaria magari a concepire
che già si è in linea con ciò che il processo prevede e non lo si vuole
ammettere per paura di perdere il contatto con il mondo reale; per paura del
rischio connesso a quello che si teme sia quasi volersi estraniare dal mondo
reale.
Solo che, quando c'è
questo timore, c’è ancora qualcosa da correggere; ci si sta rivolgendo altrove.
Infatti non bisogna per niente estraniarsi ma agire.
Solo l'azione permette di
mettersi alla prova ed agevola l'aiuto;
e azione è anche aiuto che arriva dal mondo che non ha bisogno del fisico per
esprimersi.
Un pensiero può ben essere
un aiuto se da questo si traggono benefici utili per capire, per concepire, per
edificare, per sapere come muoversi. Eppure il pensiero non è un elemento
fisico; anche se molto più influente e duraturo.
Comunque il punto
veramente, veramente importante è non volere ammettere con se stessi che forse
si è già “chi” si è in stadi più profondi della coscienza e della esistenza impedendo
così l'azione di “chi” da dentro affronta e risolve, sempre.
Tante volte non si tratta
di volersi illudere per ovviare a problemi e responsabilità, si tratta solo di constatare
ed accettare ciò che è già; capire, concepire, accettare ed essere ciò che si è
già.
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