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Preminenza 31 maggio 2006
Normalmente si è centrati dove l’interesse ha preminenza. Capita però di riuscire a captare frequenze che esulano dalla propria normalità e questo costituisce un aggancio con ciò che è possibile sviluppare. I propri sensi si adattano a tutto ciò che captato entra in risonanza con il loro modo di percepire e questo produce una sorta di stabilità; basata sul nuovo che prima non si percepiva ed il modo in cui viene elaborato dalla propria coscienza e dai sensori fisici. Il fisico per comprendere ha bisogno di messaggi chiarificatori e cioè occorre che la coscienza dia informazioni dettagliate su quanto in precedenza non veniva nemmeno considerato. La formazione di un nuovo concetto portante ha bisogno di basi. Basi che per essere solide devono essere ben concepite così da potersi muovere agevolmente senza rischiare di venire trascinati in avventure che poco hanno da spartire con ciò che invece si vuole organizzare.
L’organizzazione della nuova dimensione non può essere lasciata all'improvvisazione di chi credendosi pronto inizia a seminare i frutti del suo intendere, quando questi non rispecchiano il senso che la vita è portata a sviluppare proprio in tale dimensione. Questi frutti quindi, se così li si vuol chiamare, sono destinati a marcire perché contengono l’idea di chi non è ancora maturo per risiedere dove l’armonia non deve essere intesa come un bene da raccogliere per poterlo utilizzare, bensì un bene da seminare dove non deve essere raccolto per far sì che macerando si schiuda senza il contenitore che la coscienza genera quando si spiega quel che concepisce.
Il nuovo concetto di vita, proprio perché non si basa sull'intuizione o il semplice percepire che, elaborati, producono un mondo in linea con tale stato, va sperimentato in modo che non possano esserci dubbi su quelle certezze edificanti che divengono simbolo di stabilità della dimensione stessa.
Il passaggio che sta avvenendo procura uno stato d’essere nuovo perché un nuovo equilibrio deve stabilizzare la coscienza umana su frequenze tali da consentirle di accedere ai piani della esistenza visti come confini irraggiungibili perché mete così lontane nel tempo da sembrare irreali e fuori portata.
Parlando di sperimentazione diretta è ovvio che si debba essere interessati e coinvolti in prima persona se si vuole che la propria coscienza sviluppi il bagaglio necessario che le sia di supporto. Sostegno e stabilità sono conseguenze di una certa azione in linea con il tipo di benessere che si sta cercando di impiantare sulla Terra affinché nessuno abbia a patire stenti procurati da chi per sete di potere affama gli altri. Se viene meno un certo tipo di benessere è ovvio che decadano pure tutte le attrattive che gli sono fronzoli. Il benessere proiettato nel futuro decade perché cessa il futuro; nessun concetto di questo tipo può più trovare applicazione perché la nuova dimensione prevede solo l’ora; il momento presente sempre presente. Il che significa nessuna pianificazione perché è il flusso che indirizza, provvedendo ad ogni necessità.
Ecco, questo bene, questo flusso, deve macerare dentro di sé così da produrre la coscienza che agisce in linea con l’azione; che è divina. Azione divina perché viene a manifestarsi qualcosa che è oltre la volontà dell’uomo; nel senso che l’uomo la subisce se non si adegua perché il nuovo flusso è quello dominante che da l’imprinting e che bisogna saper cogliere e decodificare.
La decodifica di un segnale passa attraverso una fase molto delicata: la stesura di un protocollo che ne identifichi le caratteristiche senza lasciare spazio a costruzioni mentali frutto di intuizioni che al massimo possono offrire un riflesso del segnale stesso: anche perché non ci sono strumenti pronti in cui inglobare dati per avere risposte.
Tutto ciò che riguarda la coscienza è sensibile alla coscienza e, se prima non la si rende neutra, non si può pretendere di non avere risposte alterate. Alterate da chi anche in buona fede vuole aiutare chi si occupa di diramare informazioni cercando di chiarire concetti che invece ha solo intuito in minima parte.
Ognuno ha dei compiti e solo una armonica collaborazione consente che non ci siano sfasature in un programma che deve costituire un caposaldo di riferimento. Azzerare la mente, la propria mente, è prerequisito essenziale; è anche una conseguenza legata e collegata al nuovo flusso, ma solo se veramente lo si percepisce. Così, se veramente si constata di essere diventati vuoti di pensieri, il prerequisito è attivo; se invece anche solo minimamente si vuole dare spiegazioni a concetti che si pensa possano essere utili per la altrui comprensione, si sta solo cercando di convincere se stessi di essere in una condizione, in uno stato d’essere, che non appartiene ancora.
Quando il nuovo appare è talmente nuovo che non può essere valutato col conosciuto. Non si tratta di una novità da considerare tipo una moda e vedere se interessa o meno, è la vita che cambia. È la vita che spinge a costruire un nuovo mondo partendo da zero; dopo aver però inglobato il precedente per consentire una crescita evoluzionale; non di lento adattamento ma di riepilogo e sintesi. Si diventa il nuovo che arriva ed è questa la criticità. Bambini senza esperienza che hanno bisogno di crescere creando loro i riferimenti; come bambini non alla deriva ma in sintonia col nuovo che provvede a sostenere e farli crescere fornendo loro il necessario affinché tutto avvenga nel giusto modo.
Il problema è esserci in questa dimensione; essere in tale condizione e non pensarlo soltanto. Ma la verifica arriva e ciò che conta sono i pensieri; conta se non ce ne sono.
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