L’esperienza nel finito
manifesta l’infinito; sintesi in
atto dell’essenza.
La manifestazione è
un’esperienza continua che si
sviluppa su più piani per
consentire la presa di coscienza
di ciò che in potenza può ben
essere tutto ma deve diventarlo.
L’esperienza umana è una sintesi
di capacità che dimostra tali
evidenze. Le mostra a chi non ne
coglie il senso, le dimostra
quando per apprendere la ragione
umana si apre all’infinito per
cogliere ciò che poi può
realizzare attraverso
esperienze.
La natura umana racchiude in sé
l’essenza che deve realizzare in
sintesi così da esprimere ciò
che è in potenza. Questo avviene
gradualmente ed attraverso cicli
dove la stabilità è la naturale
conseguenza di ciò che in ogni
ciclo è stato possibile
contemplare stillandone sintesi.
Poiché è ovvio che un processo
produca risultati, la razza
umana è diventata tale perché
esprime la sintesi di quanto
accumulato nel tempo. Sintesi in
grado di riprodursi perché ormai
capace di trasmettere ciò che
tramite esperienze continue è
riuscita a condensare in sé.
La sintesi di un processo non è
mai definitiva e non è qualcosa
di definibile subito perché una
certa trasformazione nel singolo
viene trasmessa alla specie,
occorrono verifiche ed
adattabilità. Nella riproduzione
devono concorrere elementi
stabili e non alterazioni
momentanee dovute a variabili
prive di efficacia.
L’adattabilità è in fondo la
cosa più importante perché
qualunque sintesi già
consolidata non può produrre
nulla di nuovo se non si adatta
a ciò che la sprona a
considerare alternative valide
dandole la possibilità di
esprimere meglio quello di cui è
in potenza: l’essenza.
Sull’essenza la tematica è
legata fondamentalmente a cosa
si pensa sia ed a come
relazionarsi con quello che in
fondo è dentro di sé. Nel senso
che se bisogna lavorare per
sintetizzare l’essenza bisogna
pur attingere dall’essenza
stessa per avere tale
possibilità; per potere
trasformare in atto compiuto; da
potenza in atto.
Pertanto diventa necessario
riuscire a cogliere che proprio
dentro di sé c’è in essenza la
potenzialità cui tutto è
collegato e che si esprime
attraverso la capacità che
ognuno ha di generare la
sintesi.
In pratica la sintesi sta
all’essenza come la coscienza
sta alla consapevolezza assoluta
dovendo dedurre da ciò che
sintesi e coscienza sono in
rapporto costante mentre
l’essenza è l’incognita della
consapevolezza assoluta.
Il tutto sta a se stesso in
rapporto di reciprocità costante
con ciò che per essere deve
divenire tale.
Dedurre da ciò l’ovvietà della
vita risulta un fatto logico e
del tutto consequenziale perché,
dipendendo tutto dalla essenza,
è normale che ogni sintesi sia
solo ciò che è fin tanto che non
acquisisce consapevolezza piena
e totale di essere pura essenza.
Riconoscersi equivale quindi ad
essere ciò di cui si ha
coscienza per da qui cercare di
esprimere quello che si è in
potenza realizzando la relativa
sintesi; cammino verso l’essenza
di cui la vita è. |