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Appello

 

21 gennaio 2006

 

 

La partecipazione al cambiamento è l’appello che viene rivolto ad ogni uomo affinché prendendo coscienza agisca rendendosi conto che la sua partecipazione è un atto di coerenza nei confronti della realtà che si appresta a costruire insieme a quanti, suoi fratelli, parimenti concorrono alla stessa opera.

 

L’opera in corso di formazione un taglio netto alla inconsapevolezza. Non si può essere presenti in una realtà che deve adoperare il potere della animazione se non si ha consapevolezza delle proprie capacità e dell’uso ad esse connesso.

 

Ciò che cambia in questo nuovo piano di coscienza (rispetto al vecchio modo di essere uomo) è la responsabilità che accompagna ogni azione. Si sa ciò che si fa e si agisce di conseguenza perché si è nella capacità di svolgere i compiti inerenti al proprio ruolo.

 

Ogni ruolo è conforme alle proprie capacità che consentono di esprimersi in maniera adeguata nei confronti del progetto comune che si porta avanti. Perché facendo parte di un piano di sviluppo coerente ed essendo questo mirato verso la crescita spirituale per approfondire il senso dell’Amore non legato al possesso ma alla datività, è ovvio che tutto debba concorrere alla manifestazione (in sé) di ciò che dà questa normalità intrinseca all’essenza stessa di ciò che si è.

 

Datività nell’Amore non vuol dire fare miracoli, significa non fare distinzione. Se tutto dovesse essere legato al miracolo allora non occorrerebbero né piani di coscienza né sviluppo e crescita interiori.

Significa dunque dare; considerando tutti uguali; facendo in modo che ognuno possa prendere a seconda delle proprie capacità; significa iniziare ad applicare con coerenza la legge universale.

Significa pertanto anche accrescersi dell’Amore che altri danno e che si prende in funzione di ciò che si è.

 

Si entra in un ritmo diverso e se si vuole permanere in tale vibrazione non si può trattenere nulla per sé. Si è più leggeri perché senza l’accumulo di residui psichici che impediscono questo tipo di libertà; anche quando per tale motivo (pur senza il corpo fisico) si riesce solo ed ancora a fare parte di una logica legata al riequilibrio di ciò che, trattenuto, deve essere restituito. Restituito poiché il possesso appesantisce l’anima dandole consistenza come forma coerente proprio con ciò che è stato trattenuto; forma fisica da spiritualizzare affinché acquisisca giusta consistenza.

 

 

 

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